No smoking! Questo minaccioso invito campeggia ormai ovunque e l’ostracismo a cui erano già stati sottoposti i tabagisti anglosassoni, costretti a bruschi sbalzi di temperatura per fumarsi frettolosamente una “bionda” fuori dai portoni degli uffici, è implacabilmente giunto a colpire come un giudizio divino anche i nostri bar e salotti.
Ora non ci sarà più facilmente concessa una cena galante a lume di candela in un ristorante caratteristico che si concluda davanti ad un caffè, mano nella mano guardandosi negli occhi tra le fragranti volute azzurre di braci ardenti.


La nostra generazione aveva già stoicamente affrontato l’affronto del divieto di fumo nei cinema e teatri, certamente guadagnandoci in salute e non avendo più la sgradevole sensazione di avere gli abiti impregnati di tabacchi di infima qualità, ma anche con un certo rimpianto per non potersi più permettere quel gesto istintivo di accendere una sigaretta per darsi un tono con il flirt del momento oppure non appena l’attore se ne concedeva una sullo schermo o sul palcoscenico.
Come per molte cose che cambiano, pur condividendo la correttezza e l’opportunità del nuovo, resta sempre un poco di rimpianto, a maggior ragione se il cambiamento riguarda qualcosa che ha a che vedere con l’olfatto, il senso in assoluto più legato all’inconscio ed all’istinto.
In effetti al tabacco sono legate, per molti di noi, immagini, sensazioni ed esperienze che si sono fissate indelebilmente nel nostro subconscio e che riaffiorano non appena sentiamo sentore di tabacco da pipa o di sigaro, che sono in realtà, oltre al desueto tabacco da fiuto, tra le migliori espressioni dell’aroma di tabacco nella sua pienezza.
Ma questo aroma resterà confinato solo alle sale specificamente attrezzate ad ospitare i fumatori ed alla sfera privata delle nostre abitazioni o sarà possibile godere delle note dei tabacchi biondi della Virginia, quelli più forti del Kentuchy, dei puros cubani o dei toscani anche in altro modo e senza danni alla salute?
Orbene, questa domanda mi è stata rivolta da chi in realtà già ben sapeva la risposta visto che si è preso anche la briga di aromatizzare al tabacco delle pagine della sua rivista che accoglie le mie elucubrazioni. Ma visto che mi si chiede di confermare con dotte argomentazioni quanto già da lui intuito, entriamo pure nell’argomento “aroma di tabacco”.


E’ doveroso dire che i profumi che sanno decisamente di tabacco spesso non ne contengono neanche una traccia, ma il loro caratteristico odore è il frutto di accordi molto complessi che però raggiungono brillantemente lo scopo di appagare il nostro piacere nel sentire rivivere in queste sfumature le armoniose volute dei migliori tabacchi. E’ altresì opportuno tenere conto del detto che l’abito non fa il monaco e che profumi che vantano nomi riferiti chiaramente al tabacco in realtà, come nel caso di Tabac Original di Maruer&Wirtz o Habanita di Molinard non hanno, a parte il riferimento nel nome, particolari contributi di queste note.
Tecnicamente l’aroma del tabacco è in gran parte dovuto a costituenti derivati dalla decomposizione per via ossidativa dei carotenoidi, lunghe molecole, alla cui famiglia appartiene anche la Vitamina A o Retinolo, responsabili delle colorazioni di molti frutti e vegetali, tra cui ovviamente le carote da cui prendono il nome. La progressiva decolorazione delle foglie da verde a marrone durante le diverse lavorazioni è principalmente dovuta a queste decomposizioni controllate, che sono quindi fondamentali per l’aroma ed il gusto dei tabacchi, ma occorre considerare che poi le molecole odorose del fumo sono generate anche nella fase di combustione e sono quindi molecole originariamente estranee alla pianta ed al tabacco stesso.
I grandi autori della profumeria sono sempre stati affascinati dalle note di tabacco e, d’altra parte la lavorazione delle stesse foglie per la realizzazione di sigari o trinciati prevede spesso delle fasi di aromatizzazione e affumicatura e quindi tra tabacco e fragranze vi è da sempre una certa familiarità.


Una volta il grande creatore di fragranze Guy Robert mi confidò quanto lui fosse sempre stato affascinato delle note del tabacco e quanto esse siano sempre state per lui motivo di studio appassionato. In effetti queste note si collocano praticamente nel mezzo tra le note “animali” e quelle legnose e cuoiate, con la particolarità che ad un carattere deciso abbinano sfumature delicate e estremamente variegate.
Un grande capostipite dei profumi al sentore di tabacco è l’indimenticabile Tabac Blond creato nel 1919 da Ernest Daltroff per Caron seguito da l’ Emeraude di Coty nel 1921.
Nel libro di Chandler Burr “The Emperor of Scent” si dice: “Tabac Blond è una donna che fuma sigari e guida troppo veloce." Tabac Blond ebbe un grande ruolo nei ruggenti anni 20 nel caratterizzare le donne dai capelli tagliati a caschetto con i loro lunghi bocchini. La fragranza , oggi acquistabile solo nelle boutiques Caron a Parigi o New York, è basata su ylang-ylang, garofano e foglie di tiglio su di una base di cedro e patchouli. Per inciso questa fragranza fu anche la preferita di Antonio de’ Curtis, in arte Totò.
Quasi contemporaneamente a Tabac Blond venne presentato a Parigi nel 1925 Knize Ten creato anche grazie, pare, al contributo di Coty, per la grande sartoria Knize di Vienna sita sul Graben al N°13 fondata nel 1858, oggi ancora attiva e monumento nazionale. Questa fragranza esclusiva ed aristocratica, decisamente cuoiata, contiene agrumi, rosmarino, legni di cedro e sandalo, musk, ambra e castoreo. Deve il suo nome al massimo punteggio ottenibile nel gioco del polo e vedremo che cavalli e cuoio hanno molto a che vedere con i profumi che ricordano il tabacco. Per il suo 75° anniversario è stata realizzata una versione Golden Edition, per la quale è stata utilizzata come sempre la originale preparazione, ma con i suoi tempi originali di macerazione e filtrazione manuale, che conferiscono alla fragranza, una particolare sfumatura quale quella che si riesce ad ottenere, a parità di wiskey, a seconda del legno delle botti e del tempo di invecchiamento.
Nel creare Monsieur Rochas nel 1969 Guy Robert aveva come scopo proprio di “riprodurre l’odore del fornello di una pipa accesa” opera che ritengo gli sia riuscita piuttosto bene.
Le note cuoiate sono molto spesso vicine al sentore di tabacco. Sia “Habit Rouge” (Guerlain-1965), più ricco di noti orientali, che “Equipage” (Hermès-1970) furono creati pensando alla caccia a cavallo, alla pelle delle selle ed anche allo ....stallatico. Vi inviterei a risentire in particolare Equipage ad occhi chiusi, immaginando di avere tra le mani un buon sigaro. Anche altre interpretazioni di Guy Robert hanno note decisamente vicine al tabacco-cuoio, ad esempio Doblis (Hèrmes-1955) uno dei primissimi profumi di Hermés o Calèche (Hèrmes-1961) e il più recente Amouage creato per il sultano dell’ Oman.
Un’altra fragranza dedicata alle donne decisamente di carattere è Bandit, creato da Germaine Cellier nel 1944 per Robert Piguet, in cui la nuota tabacco-cuoio è decisamente marcata e provocatoria. Il nome ebbe origine dall’appellativo scherzoso che veniva dato ai soldati alleati che nell’Agosto del 1944 liberarono Parigi. Prima fragranza creata nella Francia libera, Bandit fu anche uno dei primissimi profumi chypre, profumi ricchi e tenaci basati principalmente su accordi di muschio di quercia, cisto-labdano (resinoide dall’odore caldo, speziato, simile all’ambra, balsamico con note di legni), patchouly, cuoio, bergamotto e note floreali, ma a cui danno una particolare robustezza e una connotazione più marcatamente sensuale sentori animaleschi. Ecco quindi che un’altra volta uno dei sentori più tipicamente maschili viene proposto, e ben accolto a donne all’avanguardia. E’ mia opinione, come osò il grande Totò con Tabac Blond, che nulla vi sarebbe di male se un gentiluomo si appassionasse a questa fragranza e la indossasse con stile.


Il più longevo e decisamente realistico profumo al tabacco è però certamente Tabarome Original di Creed, creato nel lontano 1875 , oggi parte della Private Collection, sempre ottenibile da qualsiasi concessionario Creed a prezzo di una buona dose di pazienza. Infatti viene rigorosamente confezionato a mano ed in quantitativi limitati e quindi i tempi di attesa possono anche essere di qualche mese. Si può comunque apprezzarne, almeno in parte, l’essenza nella versione rivisitata in chiave più moderna realizzata da Olivier Creed sempre col nome Tabarome ma in versione Millesime spray. Un indizio di quanto i sentori tabaccati-cuoiati quali quelli di Tabac Blond e Knize Ten fossero ancora apprezzati da uomini e donne di stile della seconda metà del ventesimo secolo lo diede il lancio di Bel Ami di Hèrmes nel 1986 ed in seguito del rifacimento di Le Dandy di D’Orsay, originariamente creato nel 1923 ma reinterpretato nel 1998 per dare la piena sensazione di un armonia di cognac e tabacco. Ad esso seguì poi pochi anni dopo il profumo Femme de Dandy, versione più floreale ma sempre con una decisa nota tabacco.
Ecco quindi che la risposta alla domanda è che non vi è alcun bisogno di rinunciare agli aromi del tabacco, visto che più artisti del profumo, ormai da lungo tempo, si cimentano in creazioni decisamente di buon gusto.
Mi è d’obbligo però ribadire che abbiamo parlato di aroma e non di gusto. Il gusto di un sigaro lo si percepisce nel naso e nella gola, anche con le papille gustative e ben sappiamo che, parafrasando il detto, non c’è arrosto senza...fumo.