Nell’antichità i profumi erano appannaggio solo delle oligarchie, fossero esse divine o celesti. Per la loro evanescenza e la proprietà di “elevarsi” verso i cieli, costituivano una sorta di codice di comunicazione tra terreno e celeste, tra materia e spirito, tra carnalità e immaterialità, una comunicazione che avveniva “per fumum”, attraverso il fumo, il vapore, che trasporta infinitesime particelle profumate.
Fu solo più tardi, soprattutto a partire dal 1400, che “nettare e ambrosia” divennero disponibili a un più vasto pubblico. Ciò avvenne quando la profumeria si poté avvalere non solo di resine e incensi o di legni e fiori aromatici, ma anche di “essenze”, ovvero di distillati ed estratti, che permisero di creare nuove miscele più intense e più durature grazie all’uso sempre più esteso di stabilizzanti naturali quali lo zibetto, l’ambra, il musco o il castoro, che imprigionavano le note più evanescenti del profumo rilasciandole più lentamente. Le leggende attribuiscono a Caterina de’ Medici (1519-1589) un ruolo di primo piano nella storia della profumeria europea, imputando a lei il (mis)fatto di aver esportato i profumieri fiorentini a Grasse e a Parigi, iniziando la Francia ad arti sviluppate dalle sapienti mani di artigiani e scienziati fiorentini, non ultimo Leonardo da Vinci, a cui molto si deve delle arti della distillazione.
Tra il 1700 di Newton, Bach, Defoe e Leibniz e il 1800 di Lamark, Beethoven, Schiller, Novalis e Foscolo, iniziano a manifestarsi concretamente le differenze tra la profumeria francese e quella inglese. L’una più opulenta e decisa, l’altra più discreta e floreale. La Milady puritana e il Gentleman inglese contrapposti alla Femme fatale e al Monsieur francese, il rigore formale inglese e un approccio più popolare francese. La Rivoluzione e la Restaurazione, insomma.
Solo il Dandismo segnò uno dei rari momenti di connubio tra gusti francesi e inglesi. Lord Brummel si fece promotore presso i francesi della High life, ossia della Fashion anglaise. L’era vittoriana era all’apice. Il Ritratto di Dorian Gray si contrapponeva al perbenismo vittoriano. E il conte Alfred d’Orsay esemplificava l’eclettismo creativo e la cura dello stile in ogni sua manifestazione, facendo di tutto un’espressione artistica e di ricerca del bello. È proprio in quest’ultimo periodo che si formarono le prime grandi aziende profumiere francesi che, in seguito, si legheranno alle firme del prêt-à-poter, il fenomeno che porterà l’haute couture alla portata di tutti trasformando la profumeria, soprattutto quella francese, in un lusso “convenzionale”, meno elitario e legato alle grandi multinazionali del commercio del lusso “patinato”.
Alcune aziende, già affermate e con una clientela ormai fidelizzata, preferirono restare di piccole dimensioni, puntando sulla qualità, sulla discrezione e sull’eccellenza del servizio garantito a una clientela molto selezionata. Marchi come Floris, Crown e Penhalighon (in Inghilterra) o Creed, Coty, Coudray, Guerlain, Houbigant, Caron e L.T. Piver (in Francia) perpetrarono le scuole profumiere dei due paesi, creando fragranze dalla vita non effimera, grandi capolavori indimenticabili che, con orgoglio, ancora oggi sono in grado di dimostrare la loro superiorità sulle migliaia e migliaia di pretendenti al trono che si sono cimentati nell’arena senza riuscire a ottenere successi duraturi.
Non tutti questi marchi sono sopravvissuti uguali a se stessi fino a oggi, ma alcuni di loro sono ora tornati prepotentemente alla ribalta, perché la grande ubriacatura dell’offerta, pur banalizzando il consumo, ha anche fatto sì che un maggior numero di consumatori vogliano lasciare il prodotto di massa e sperimentare, con spirito critico e competenza, le creazioni realizzate da veri artisti delle fragranze, che si avvalgono dei loro nasi, allenati da decenni di duro apprendistato, per comporre e realizzare opere d’arte, in cui le essenze sono usate come i versi di un poeta o i colori di un pittore. Alcune di queste particolari fragranze, seppur create a volte oltre mezzo secolo fa, non hanno ancora finito di sorprendere chi le incontra per la prima volta e chi decide di indossarle per molti anni a seguire.
In questa rubrica, nei prossimi numeri, Monsieur narrerà l’epopea di Floris, di Creed, di Knize e di tanti altri marchi che abbiano il denominatore comune di proporre oggi le loro superbe creazioni storiche insieme alle realizzazioni più recenti, in un fluire di estro e coerenza. Scriveremo anche di pochissime nuove case (nate tra gli anni 60 e 90) che aspirano a ripercorrere con umiltà il percorso tracciato dai grandi maestri. Parleremo, infine, anche di fragranze per ambiente e delle affascinanti storie delle antichissime case di barbieria inglese che hanno sempre avuto come missione il men’s grooming o la raffinata cura dell’estetica del vero Monsieur.